Partiamo prima di tutto da quello che troveremo scritto sulla scheda quando entreremo nella cabina elettorale. Il quesito recita così: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione" approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?».
Si o No? Con la loro scelta gli elettori si esprimeranno sul futuro del Senato, del Titolo V della Costituzione, del CNEL, senza tralasciare l’elezione del Presidente della Repubblica e l’articolo 70 della Costituzione. Di seguito le ragioni del Sì e quelle del No in riferimento a vari temi strettamente legati alla Riforma costituzionale Renzi-Boschi.
In questi lunghi mesi di campagna elettorale abbiamo assistito a tanti dibattiti, scontri, scambi di opinioni tra leader politici, parlamentari, consiglieri comunali, consiglieri regionali e sindaci. Piazze, non sempre piene, sale riempite spesso dalla curiosità di rivedere (ex) leader tornati in pista per difendere le ragioni dell’uno o dell’altro schieramento. Un tuffo nel passato con lo sguardo al futuro,speriamo migliore, dell’Italia.
VELOCITA’ DEL PARLAMENTO
Cosa dice il Sì
Con le modifiche apportate all’articolo 70 e all’articolo 72 della Costituzione sarà la sola Camera ad approvare le leggi, mentre Palazzo Madama avrà solo quaranta giorni di tempo per discutere il testo e proporre delle modifiche, non vincolanti, per Montecitorio. Secondo i sostenitori del Sì, i tempi legislativi si ridurranno drasticamente. Più efficienza, in sostanza.
Cosa dice il No
Il Comitato per il No la pensa in maniera diametralmente opposta. La riforma moltiplica i procedimenti legislativi, diversificandoli in base all’oggetto su cui il Parlamento è chiamato a legiferare. Dalle modifiche derivano inoltre incertezze e conflitti fra le due Camere che potrebbero addirittura richiedere l’intervento della Corte Costituzionale per essere risolti.
POLITICA, QUANTO CI COSTI…
Cosa dice il Sì
Meno poltrone, maggiore vicinanza ai cittadini. Dal fronte del Sì si sostiene che la riforma permetterà di rendere meno elefantiaca e costosa la macchina politica. La riduzione del numero dei senatori da 315 a 95 (100 con i 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica in carica per sette anni) e l’abolizione della loro indennità vanno in questa direzione, così come la soppressione del CNEL.
Cosa dice il No
Nessun risparmio effettivo, solo spiccioli. Si sacrifica il diritto dei cittadini di votare i senatori mentre il Senato resta in piedi. Nessun taglio per i costi di gestione degli immobili, dei servizi e del personale. “La Ragioneria dello Stato – dicono dal comitato per il No - certificava già nel novembre 2014 che i risparmi non sarebbero giunti a 49 milioni di euro all’anno. Un risparmio che suddiviso per i 50 milioni di elettori equivale a meno di un caffè all’anno a testa. Risparmi maggiori si avrebbero mantenendo la natura elettiva e riducendo la Camera a 400 rappresentanti, e il Senato a 200. Avremmo in totale 600 parlamentari, invece dei 730 che la legge Renzi-Boschi ci consegna”.
BICAMERALISMO PARITARIO
Cosa dice il Sì
Due Camere uguali, con gli stessi poteri sono un controsenso secondo il Sì. Il superamento del bicameralismo paritario, architrave della riforma Renzi-Boschi, renderà l’attività del Parlamento più rapida ed efficace con l’eliminazione della “navetta” che le leggi devono superare prima di essere approvate. Con la riforma sarà solo la Camera a dare e a togliere la fiducia al Governo, mentre il Senato diventerà il luogo della rappresentanza di Comuni e Regioni.
Cosa dice il No
Le modifiche alla Costituzione, a detta del No, priveranno gli elettori del diritto di eleggere i senatori. E non manca una grande contraddizione. Non vengono eletti i senatori, ma il Senato continua ad esistere, così come il bicameralismo. La “navetta” resterà anche con una sola Camera. Il Comitato per il No nel suo documento “30 ragioni per votare No” afferma che “il Senato comunque partecipa alla pari della Camera a legiferare su materie di grande rilievo, come ad esempio – ma non solo – le riforme costituzionali. Con quale legittimazione sostanziale, data la sua composizione non elettiva?”.
IL TITOLO V DELLA COSTITUZIONE MODIFICATO
Cosa dice il Sì
Le modifiche al Titolo V renderanno più virtuoso il rapporto tra Stato e Regioni. Saranno eliminate le competenze concorrenti (quelle su cui entrambe le parti hanno ugualmente voce in capitolo). I conflitti di attribuzione con continui ricorsi alla Corte Costituzionale, sprechi e ritardi per i cittadini e lavoratori, saranno, secondo il Sì, eliminati. Lo Stato centrale avrà competenza su sanità, turismo, politiche del lavoro e sociali, trasporti, navigazione, energia e formazione professionali.
Cosa dice il No
Su questo punto il Comitato del No è molto critico verso la controparte. La riforma porterà una maggiore frammentazione e accentrerà in maniera abnorme i poteri nelle mani dello Stato. Il governo potrebbe non tener conto delle istanze delle popolazioni locali nella gestione del territorio, adducendo, per esempio, motivazioni legate alla realizzazione di opere di interesse nazionale o simili. Secondo il Comitato del No, i rapporti tra Stato e Regioni non saranno più semplici, né si ridurranno i contenziosi davanti alla Consulta perché non è vero che le competenze concorrenti verranno abolite, ma al contrario “si crea una nuova categoria di “disposizioni generali e comuni” di difficile distinzione dalle leggi cornice della attuale potestà concorrente.
IL FUTURO DEGLI ENTI LOCALI
Cosa dice il Sì
Il Senato sarà il luogo della rappresentanza delle Regioni e dei Comuni. Con queste parole il Comitato per il Sì sostiene la riforma Renzi-Boschi. Il nuovo Senato, composto dai sindaci e dai consiglieri, sostengono dal Sì, “parteciperà alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea e ne verificherà l’impatto sui territori”. Una funzione importante che consentirà agli enti locali di avere voce in capitolo sulle politiche comunitarie.
Cosa dice il No
Nel manifesto “30 ragioni per votare No”, è scritto che “i consiglieri-senatori e i sindaci-senatori sono espressione di un territorio limitato e infraregionale, cui rimangono legati per la carriera politica. Sono nominati dal consiglio regionale ma non rappresentano la regione come istituzione”. Ogni Regione avrà una rappresentanza limitata, i senatori andranno a Palazzo Madama senza alcun mandato per la carica nazionale e potranno votare come vogliono. La soppressione dell’elezione diretta da parte dei cittadini “apre la via ai localismi e agli egoismi territoriali e per di più - dato che non rappresenta le istituzioni locali – non cancella la necessità di altre sedi per il confronto diretto tra Regioni e Comuni e Stato centrale”.
Buon voto a tutti.