Palazzo

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Il riposizionamento strategico del Vulture Alto Bradano sul mercato nazionale ed internazionale attraverso le Vie Francigene - Itinerario Culturale del Consiglio d'Europa.

Spingendosi sempre a sud e seguendo il confine regionale troviamo, a 482 metri di altezza, Palazzo San Gervasio il cui territorio si sviluppa sulle alture fra il Vulture e le Murge.

La tradizione vuole che tra l’VIII e il IX sec. d.C. i superstiti abitanti di di Bantia, scampati alla distruzione della loro città da parte dei saraceni, si rifugiassero presso la foresta della piana di Cervarezza, alle pendici dell'attuale Palazzo S. Gervasio. Era un luogo ricco di selvaggina, in particolare di cervi, daini, caprioli e cinghiali ma anche di acqua. Era, infatti, attraversato da un "rivoletto" chiamato anch'esso Cervanzio o Cervarezza e in seguito Marascione. Qui la leggenda narra che i superstiti trovarono le icone dei due santi milanesi, Gervasio e Protasio, probabilmente portati da coloni veneti. Per molto tempo i due martiri furono protettori del villaggio.

La storia di Palazzo San Gervasio risale al VI secolo, quando i Normanni s’insediarono nell’area nord, intorno al Vulture.

Il castello detto Marchesale o Palatium Regium, ora in restauro, fu eretto nel 1050 da Drogone di Altavilla conte di Puglia e dal fratello Umfredo, come avamposto militare, punto di vedetta contro i bizantini e residenza di campagna dei principi normanni. Intorno al castello sorse il primo insediamento collinare con il Borgo Santo Spirito.

In una bolla di papa Innocenzo III nel 1201 compare per la prima volta e ufficialmente la denominazione Palatium Sancti Gervasi.

Successivamente, Federico II adibì il Palatium a residenza di caccia e di allevamento di cavalli. Suo figlio Manfredi visitò spesso il palatium, preferita dimora anche alla fine della battaglia di Foggia contro le truppe papali, nel 1255. Questo luogo era particolarmente caro a Manfredi anche per via dell'allevamento del bel cavallo pugliese, baio color scuro, incrocio tra vecchie razze locali e cavalli arabi o berberi. Nel Palatium, Manfredi ospitò i dotti Bartolomeo e Stefano da Messina, Moisé da Palermo, Ermanno il tedesco e l'arabo Djemal-Eddin, dai quali si fece tradurre Euclide ed Averroé. Inoltre qui scrisse il prologo al De pomo sive de morte di Aristotele.

La tradizione federiciana del cavallo rimane viva a Palazzo ancora fino a qualche anno fa, mediante le vendite in famose fiere e gare equestri. Via delle Corse, infatti, ricorda appunto queste attività. Corso Manfredi ricorda invece l'itinerario di Manfredi dal Palatium alle scuderie. Con la morte di Manfredi iniziò l'epoca angioina con Carlo I d'Angiò che, riordinando il Regno di Napoli, costituì il tenimento di San Gervasio in una delle Difese della Basilicata.

Visitando il centro storico del paese si scorgono importanti palazzi come Palazzo Mancinelli, Palazzo Lancillotti con la cappella di famiglia, Palazzo Pizzuti. Tra questi, in particolare, Palazzo D’Errico. Costruito nel 1800, sede della Biblioteca e di esposizioni di interessanti reperti archeologici e fino a poco tempo, anche sede della omonima Pinacoteca, oggi situata a Matera in Palazzo Lanfranchi.

Il 2 novembre 1897 Camillo d'Errico lasciava alla comunità di Palazzo San Gervasio la più grande raccolta d’arte privata del Meridione: 300 tele del XVII e XVIII sec.; 500 stampe dello stesso periodo, 8.000 volumi della sua biblioteca, alcune serie uniche al mondo.

La sua pinacoteca annovera tele di scuola napoletana di Salvator Rosa, Massimo Stanzioni, Luca Giordano, Micco Spadaro; della scuola romana di Guido Reni, Carlo Dolci, Carlo Maratta; della scuola bolognese del Guercino e i fratelli Agostino e Annibale Caracci; della scuola fiamminga di Antonio Van Dick, Pieter Brueghel il Vecchio, Pieter Snayers; della scuola spagnola di Diego Rodriguez de Silva y Velásquez e José de Ribera detto lo Spagnoletto. Non mancano, infine, dipinti delle scuole francese e tedesca. La biblioteca contiene circa 8.000 volumi, fra cui stampe e cronache antiche, testi letterari, giuridici e storici, appunti sulla storia delle chiese; le carte di famiglia ordinate in un archivio ricchissimo.

Palazzo San Gervasio presenta un percorso mistico che ripercorre le diverse chiese monumentali.

Di fronte alla Domus Federiciana troviamo la Chiesa Madre dedicata a "San Nicola" del XIX sec. in stile romanico pugliese. Documenti attestano la sua esistenza già nel 1551. La chiesa è in tufo, l'interno è a tre navate divise da colonne con capitelli in stile corinzio. Sono ben custodite statue lignee del XVI secolo e di cartapesta dei maestri di Lecce. La chiesa fu ricostruita dopo il crollo avvenuto il 18 ottobre 1921.

La Chiesa di "San Rocco" risalente al 1753, fatta costruire dalla famiglia Lacci e poi passata alla famiglia d'Errico. È a pianta ellittica con facciata curvilinea in cui si apre il portale a timpano spezzato. A navata unica, con due cappelle laterali, la chiesa, accoglie l'altare in marmo policromo ad intarsio su cui è posta la statua di San Rocco, ad opera dello scultore potentino Michele Busciolano. Nel corso del tempo la chiesa è stata trasformata in cappella di famiglia in cui si trovano i monumenti funebri della famiglia d'Errico.

La Chiesa del "Santissimo Crocifisso" del 1500, a tre navate in stile romanico. Costruita a ridosso delle abitazioni a cui è collegata tramite un arco ribassato, che permette il passaggio nel cortile della chiesa. Presenta un facciata semplice che si rifà al romanico con la particolarità di un portale centrale in pietra lavorata.

La Chiesa di "San Sebastiano", risalente al XVII sec. è situata a ridosso delle abitazioni, lungo il corso principale. La facciata si presenta di forma rettangolare con il portale in pietra in stile tardo-rinascimentale, chiuso nella parte superiore da elementi decorativi costituiti da racemi e foglie. La chiesa è a navata unica con tre nicchioni laterali per lato ,con volta tutto sesto. Al suo interno è ancora possibile ammirare un maestoso organo a mantice.

La chiesetta della Madonna di Francavilla, situato nel bosco e costruito sulla chiesetta di S. Maria di Sala e la Chiesa del Purgatorio o Anime Purganti, costruita sui resti di una cappella della prima metà del '700.

Giacomo Racioppi definisce "storiche" le acque di Palazzo, riferendosi anche alla Fons Bandusiae decantata da Orazio. Come per Banzi anche per Palazzo l’acqua costituisce un elemento naturale emblematico. Diversi sono, infatti, i corsi d’acqua, in questo luogo. Tutto il sottosuolo ne è ricco; la tradizione orale vuole che sotto la collina, dove nasce Palazzo, vi sia un grande lago. La ricchezza di questo sito non solo è confermata dall'esistenza di numerose fontane storiche, ma anche dal ritrovamento di un acquedotto romano costruito da Erode Ateniese, per portare l'acqua a Canosa. Tale acquedotto sorgeva alle pendici dell'attuale castello, in prossimità della Fontana Grande.

Numerosi viaggiatori e visitatori, sia antichi che moderni, hanno decantato lo spettacolo paesaggistico e naturale che si gode dalla collina di Palazzo, sia che si guardi ad oriente verso la Puglia, sia che si guardi ad ovest verso il massiccio del Vulture.

Come ai tempi di Federico e di Manfredi, anche oggi il bosco è ricco di macchia mediterranea, con rigogliose piante fra cui risaltano diversi tipi di orchidea selvatica.

Con i suoi oltre 5200 abitanti, il paese regge la sua economia sull’agricoltura e l’artigianato. La sua cultura enogastronomica conferma in pieno la gustosa tradizione lucana: come la minestra di cavoli ricci con le orecchie, il muso e i piedi di maiale; il salame con il finocchietto ed il peperoncino rosso; i capunti con i “cim ch’ cozz” ovvero le parti più tenere delle piante di zucchine. Durante le feste si possono assaporare l’agnello alla brace, il coniglio o il pollo imbottito.

Il 30 aprile Palazzo festeggia la Madonna del Bosco, dal 13 al 15 giugno il suo patrono Sant’Antonio da Padova e dal 15 al 17 agosto si svolge la festa dell’emigrante e quella di San Rocco il santo più venerato in Basilicata.

Tra i suoi personaggi illustri si ricordano Federico Ciccotti, giornalista esiliato in Argentina e Teodoro Michele Ciccotti, ispettore delle Acque delle Foreste durante il periodo murattiano.

Palazzo San Gervasio è un gradevole respiro di storia, natura, cultura e arte, baluardi sospesi tra Puglia e Lucania.

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